Tag
la fortuna dei clacosn laterali al volante, è che puoi piangere in macchina, senza disturbare nessuno. ci adagi la testa, e guidi le lacrime. così. tanto nessuno, viene a chiederti se ti senti male. e allora piangi, serena, nella tua disperazione.
la prima insufficienza la presi a scuola, e la riconobbi solo perché ero consapevole. era un due e mezzo in ragioneria. poi, quelle della vita. ma loro devono essere iniziate prima, ma prima, non sapevo delle votazioni. quelle le ho conosciute alla scuola di mia figlia, quando votai per la rappresentante di classe.
ieri sono stata la mare, e c’erano molte classi.
i voti non vanno molto d’accordo con me. nemmeno quando andavo a scuola. nemmeno le margherite, erano dalla mia parte. forse è una questione di scelte, o forse d’istinto. non lo so, quello che so è che istintivamente faccio sempre scelte sbagliate, almeno a sentire gli altri.
gli altri partono, e non è solo una questione di vacanze.
io in vacanza ci sto tutto l’anno, quindi resto. penso che non ho più una stagione, nemmeno da ricordare. ho solo sprazzi, e li vedo in cielo, come i fuochi d’artificio, ma li vivo dentro, nel momento che per sbaglio vivo.
vivo come una margherita. ogni tanto qualcuno mi sfoglia. a me, resta un voto disparo. forse non so contare.
il mare m’ha sempre affascinata, anche se non so nuotare. l’ho guardato per due ore, ma sono rimasta lì, tutta la notte.
nella vita contano i numeri. e ieri pensavo a fellini. a me manca il sei, in tutto, ma credo che la vita sia come un regista, e che da sola sa girare dei bei film, anche se gli attori contano, sicuramente. non so.
quando a scuola prendevo la sufficienza, i miei dicevano che avevo copiato, e lo pensavano anche i professori. forse nella vita ho copiato mio padre, ma mio padre è morto infelice, ché non voleva andarsene. lui, lui aveva tanti numeri per andare avanti. forse mentre copiavo, la carta carbone è scivolata via, e nello sberleffo della pelle, m’è rimasto il nero. non so.
il mare ha le onde, la calma piatta, la burrasca, ed anche l’età, proprio come la vita. e il tempo se la porta dietro, assieme alla sabbia, quella che sposa quando arriva a riva. discutono, ma poi fanno pace, e l’amore nasce, anche nei fondali.
il mio fondale non ha pace, non ha amore. non ha riva, ma so che arriverà. dalla vita? dalla morte? non so.
so che non voglio che nessuno mi cammini dietro. so che voglio stare seduta con le spalle al muro. so che da dietro le colonne della chiesa ti vede solo Dio. so che morire non è una sconfitta, e che desiderarlo non è fuggire. forse è solo sfuggire dalla morte terrena. e cioè dai manici dei coltelli. da chi abusa del tuo petto. da chi fa merce di scambio nel letto. insomma, dagli altri, se tu non sei capace di difenderti dai sentimenti, ché se lo fai dopo ti senti ancora più di merda.
più la smucini e più puzza. mi sa che io devo averle fatto un buco enorme, ché sono stanca, di difendermi, anche da lei.
è che quando senti, il buco ce l’hai già in bocca. e non serve essere convinti del dieci che hai dentro, o di quello che dai a chi ti vive accanto, ché tanto se nasci sola, sei già morta.
al mare c’erano tante lei, ed avevano un bel fondale.
mi sono votata, e non sono arrivata nemmeno a quella prima insufficienza. allora ho pensato al mio ex. ai miei ex, anche errori, e mi sono detta che l’amore non è mai sbagliato, anche se ti fa fare cose sbagliate.
mentre piangevo, sul volante della mia mini, mi è venuta in mente una cosa che mi diceva sempre la mia amica suora: gli occhi che non piangono son meno belli.
allora ho alzato il mento, e nello specchietto lo sguardo si è detto che ha due begli occhi.
non so, se quella mezza cartuccia, sparata all’ultimo minuto, sia la verità, so solo che la regista ha messo in moto, e sono tornata, anche a casa…